martedì 22 maggio 2012

Il grande masturbatore

Il grande masturbatore, Salvador Dalì (1929).

Dalì era terrorizzato dalle cavallette, egli stesso scrive:
Ho ormai trentasette anni, e le cavallette mi fanno esattamente la stessa paura di quand’ero adolescente. No, non esattamente: di più. Se mi trovassi sull’orlo del precipizio, con una grossa cavalletta alle spalle, salterei nel vuoto per sfuggirle.
Questa grande ossessione lo portò a dipingere l’animale molto spesso. Nel quadro in esame la cavalletta ha una forma piuttosto geometrica e dura, che sta attaccata al capo molle di Dalì creando un contrasto molto forte. Dove c’è l’insetto poi è da notarsi che dovrebbe esserci la bocca, ma è del tutto assente: la fobia dell’artista si manifestava infatti con attacchi isterici durante i quali perdeva il controllo e la voce.


R.M.

domenica 6 maggio 2012

Gustav Klimt. Disegni intorno al fregio di Beethoven.

Il 2012 è l'anno in cui si festeggia il 150° anniversario della nascita di Gustav Klimt e anche la Provincia di Milano ha partecipato alla grande commemorazione promuovendo la mostra a lui dedicata, visitabile dal 4 febbraio al 6 maggio presso lo Spazio Oberdan.

Nella prima sala del percorso espositivo è possibile ammirare i manifesti originali della Secessione viennese, accompagnati da alcuni numeri della rivista Ver Sacrum. Già da questo momento, complici le luci soffuse e i numerosi pannelli informativi, si ha l'impressione di trovarsi in una dimensione altra, in cui si percepisce molto facilmente lo spirito di innovazione e di cambiamento che dominavano il movimento; è interessante notare come l'allegoria e la metafora siano presenti fin dall'inizio, e quanto la loro forza sia prorompente in ogni manifesto e in ogni copertina.
La seconda parte della visita consiste nella parziale ricostruzione in scala 1:1 del Fregio di Beethoven, nella cui sala non manca il risuonare della Nona Sinfonia di Beethoven. Il fregio fu dipinto nel 1902 da Klimt in occasione della XIV mostra Secessionista presso il Palazzo della Secessione, si tratta di un'opera di dimensioni maestose e divisa in tre parti sia a livello concettuale sia di fruizione. Nella collocazione originale, infatti, si ha una parete lunga sulla sinistra per L'anelito alla felicità, una frontale più corta per Forze ostili, e nuovamente una lunga sulla destra per Inno alla Gioia; la musica era presente perchè con questo fregio l'artista si riproponeva di dimostrare che è possibile realizzare l'opera d'arte totale, che fonde cioè in se stessa arte, musica, poesia. Nel caso dello Spazio Oberdan la ricostruzione è parziale, in quanto la prima parete è presente soltanto in parte e in scala ridotta, mentre le altre due è possibile osservarle in tutta la loro interezza e maestosità. 
Proseguendo nel percorso si ha modo di conoscere un altro aspetto del lavoro di Gustav Klimt, ossia la sua grande attenzione ai dettagli e l'infinito studio che dedicava ad ogni figura ritratta: sono infatti esposti i suoi disegni e le sue bozze. La sensualità e la naturalezza che traspare da questi studi sono di una bellezza e di una immediatezza disarmante. 
Concludono la visita un interessante video sulla vita dell'artista ed uno spazio relax in cui poter gustare del caffè offerto da Bialetti, sponsor dell'esposizione.

Il percorso espositivo è dunque molto articolato, perchè comprende sia una parte più generale di introduzione al movimento sia una più particolare dedicata soltanto a Klimt e al fregio, ma è un'esposizione completa e davvero ben gestita. Il visitatore ha infatti la possibilità di apprendere molto sull'argomento perchè i pannelli di accompagnamento sono approfonditi e di facile lettura e comprensione. Una pecca da segnalare è la ricostruzione del fregio, non si tratta tanto della qualità, quanto più della collocazione totalmente diversa rispetto all'originale. La prima parete è presente solo in parte e in scala ridotta, la seconda è in scala 1:1 ed è splendida, mentre la terza è sì in scala 1:1 ma è spezzata su due pareti. Così facendo, pur riproducendo nel dettaglio le due pareti, si è andata a perdere la visione d'insieme dell'opera e quindi anche un po' della sua carica emotiva e poetica. La scelta di collocare i disegni alla fine è invece decisamente pregevole, poichè il visitatore giunge a quella sezione dopo aver osservato le riviste, i manifesti, il fregio, e ha in mente in modo più chiaro tutto il contesto senza il quale non sarebbe possibile apprezzarli pienamente. 

Probabilmente una ricostruzione del fregio più fedele all'originale avrebbe portato alla completa promozione di questo evento, ma è indubbio che nonostante tutto la sua fruizione sia un'esperienza molto particolare, che tutti dovrebbero fare. Non è infatti un'esposizione autoreferenziale e rivolta ad un pubblico esperto, ma riesce ad insegnare e trasmettere nuovi contenuti, per questo motivo è accessibile e comprensibile anche ad un visitatore poco informato, e si tratta di un pregio davvero lodevole.


R. M.