domenica 4 marzo 2012

La transavanguardia italiana.

Quella sulla transavanguardia italiana è un'interessante mostra ospitata al Palazzo Reale di Milano. Oggi sarebbe dovuto essere l'ultimo giorno di esposizione ma il suo grande successo ha fatto sì che venisse prolungata fino al 22 aprile. 

I cinque artisti esposti fanno parte di un movimento che vuole attingere dal materialismo delle avanguardie novecentesche per poi superarlo e recuperare il gusto della pittura e del processo creativo, ricercando la comunicazione con il mondo circostante in modo armonioso ma non diretto e lineare. Nasce negli anni Ottanta e i contributi degli anni precedenti sono spesso molto evidenti, come per esempio la riduzione dell'immagine agli elementi essenziali e l'utilizzo di colori forti e d'impatto. La ricerca del contatto con le tradizioni primordiali è testimoniata anche dai numerosi esperimenti a livello tecnico e dall'uso di diversi materiali applicati alle tele.

La prima sala del percorso è dedicata interamente ai pannelli introduttivi, si entra poi nel vivo della mostra con le sale dedicate ai vari artisti.
Nicola De Maria: la sintesi in questo artista è assoluta, i colori sono molto forti e dominano il rosso, il blu e il verde; le linee del suo "Gialla canzone del mare" portano subito alla mente quelle di Kandinsky nella "Dolce salita".
Francesco Clemente: è chiaramente uno degli esponenti della transavanguardia più vicini in assoluto al neoespressionismo, dominano infatti i colori cupi ed una visione drammatica della vita. 
Sandro Chia: anche qui l'esplosione dei colori è evidente ma a differenza di De Maria l'impatto è meno forte, forse anche per via del fatto che i soggetti sono molto meno astratti. Il tributo futurista è piuttosto evidente, specialmente in "Due pittori al lavoro". 
Mimmo Paladino: la caratteristica di questo artista è il superamento della bidimensionalità pittorica grazie all'utilizzo di materiali plastici e oggetti di recupero; l'esempio più lampante di questo stile si ha con l' "Affurtunato".
Enzo Cucchi: l'ultima parte del percorso porta a scoprire un'arte più delicata, con colori tenui e linee gentili. Degno di nota è l'utilizzo massiccio della carta fotografica applicata alla tela, una tecnica pittorica decisamente particolare. Molto interessante è "Fare un quadro", il cui supporto è bucato.

Nonostante gli stili differenti e le diverse tematiche affrontate, una caratteristica che unisce tutti e cinque gli artisti è chiaramente quella dell'amore per la sperimentazione, sia per quanto riguarda la tecnica mista, sia per l'utilizzo dei supporti più diversi (tela, lino, carta fotografica). Un altro elemento comune è costituito dalle grandi dimensioni delle opere: si tratta certamente di una scelta legata anche alla loro ricerca di comunione con il mondo e di integrazione dell'opera d'arte con l'ambiente circostante. 

C'è anche una sala video in cui è possibile ascoltare la voce del curatore Achille Bonito Oliva e degli artisti. Si tratta sicuramente di un contributo importante, ma che va a sommarsi ai numerosi pannelli informativi situati all'ingresso e lungo tutto il percorso, provocando forse un eccesso di parole pompose e autoreferenziali che confonde il fruitore della mostra. 
Oltre a questo c'è poi da considerare che la grafica dei pannelli lascia molto a desiderare dati i caratteri decisamente piccoli, gli errori di battitura, la lunghezza spropositata dei testi, e l'inefficacia didattica degli stessi. In alcuni casi addirittura sono stati notati imperdonabili errori di accostamento tra i cartellini descrittivi e le opere esposte.

Si può quindi dire che l'esposizione è molto ricca a livello contenutistico, le opere esposte sono interessanti e offrono diversi spunti di riflessione e studio. Dal punto di vista didattico è però eccessivamente autoreferenziale e non molto chiara ad occhi inesperti e, considerando che si tratta di un movimento artistico decisamente poco conosciuto, forse sarebbe stato più efficace puntare più sulla chiarezza che sulla retorica.

(Fonte fotografie: sito ufficiale della mostra)


R.M.